Un Notte Con Mariah

A 35 anni, Mariah Carey si sente una 12enne e si gode una casa che è un trionfo di lusso (e di kitsch). Storia di una diva che visse (almeno) due volte.

Rolling Stone Magazine by Brigitte Lacombe
Photos by Brigitte Lacombe
Rolling Stone (IT) May 2006. Text by Jenny Eliscu.

Improvvisamente annuncia: “Brindiamo con i bicchieri della festa.” Mariah Carey ha in mano un flute di champagne e si sta dirigendo scalza verso la sala in stile marocchino all'ultimo dei tre piani del suo appartamento a New York. Poi appoggia il bicchiere e si rannicchia in un angolo del divano. Io bevo una Diet Coke, Maria no. E passata la mezzanotte e Mariah non si concede mai caffeina a quest'ora, a causa dell'insonnia e della scarsa tolleranza “alle cose che ti fanno accelerare.” Indossa jeans attillatissimi e un micro top bianco con il numero 17 stampato sul davanti in lettere nere. Quel numero, senza dubbio, equivale alla quantità di singoli numero uno che Mariah ha collezionato negli ultimi 15 anni.

La cantante 35enne ha avuto un anno formidabile, ancora più dolce perché segue una devastante crisi personale. Il suo The Emancipation of Mimi — primo disco di Mariah in cui sono sparite le ballatone pop che la resero famosa e si fanno preponderanti le influenze hip hop — ha stravolto le scarse aspettative con cui era stato accolto per diventare l'album più venduto dello scorso anno negli Usa. Mariah dice che con questo decimo album in studio ha finalmente scoperto la vera libertà creativa. Insomma, nel 2005 Mariah ha saldamente riconquistato il trono da diva del pop: poco importa (dice lei) se è tornata a casa dalla cerimonia dei Grammy come la grande sconfitta. Mariah è rinata. “Lei è come Muhammad Ali o Frank Sinatra. Credo che i suoi fan la amino proprio perché ha avuto degli alti e bassi, ma è ancora qui,” dice il presidente della Island Def Jam, Antonio “LA” Reid.

Prima di salire nel suo mega appartamento abbiamo cenato in un ristorante brasiliano, dietro l'angolo, dove è arrivata in scandaloso ritardo. Ha esordito miagolando: “Scusa, cara. La pedi cure è stata più lunga del previsto.” Poi, senza prendere fiato: “Cosa beviamo? Vino? La vodka ha meno calorie. Ok, mi hai convinta. Vada per un bicchiere di vino.” Dice che è l'ultima notte di indulgenza prima che la sua personal trainer Patricia torni al lavoro per rimetterla in forma. La sua principale preoccupazione è apparire al meglio: alla cerimonia dei Golden Globes di quest'anno indossava un abito scollatissimo disegnato per lei da Karl Lagerfeld e le critiche al suo look sono state feroci.

“Il raso è un tessuto che non perdona,” mi dice in un “momento confidenza,” “io ero un po' sovrappeso, ma che cosa avrei dovuto fare? Chiamare quello stronzo di Lagerfeld e dire: ‘Scusa, me lo puoi rifare in denim sbiadito?’.” Ormai Mariah è abituata ai giudizi negativi sui suoi vestiti: dall'inizio della carriera è ospite fissa delle classifiche delle donne peggio vestite. Mariah dice di essere sempre stata tendenzialmente muscolosa e che, alle superiori, batteva tutti i ragazzi della sua classe a braccio di ferro: “Non posso competere con quelle che pesano 40 chili scarsi. Io sono etnica, ho un bel culo e me lo tengo. Mi piace. Certo, aumenta, diminuisce e poi aumenta di nuovo… Non sono una modella, io sono una cantaaaaaante.” E ne approfitta per fare sfoggio della sua voce possente.

Mariah non è solo orgogliosa della sua voce — lei la chiama “il mio strumento” — ma è ugualmente fiera di essere nota come una delle poche pop star che ha una notevole influenza nella creazione delle canzoni che interpreta: “Ho sempre sostenuto: ‘Se volete che collabori con altre persone mi sta bene, ma non provate a costringermi a registrare le canzoni di qualcun altro.’ Scrivere una canzone è una conquista. E io ho davvero bisogno di esprimermi.”

Ovviamente, c'è stato un tempo in cui l'esprimere se stessa era una lotta dura per lei: “Ridevano di me. Mi guardavano come a dire: ‘Ma che diavolo è 'sta roba?.’ Ma on puoi spiegare a qualcuno che non è cresciuto con l'hip hop e che ascolta solo la colonna sonora di Quei bravi ragazzi che ‘quella roba’ era una figata e che poteva diventare un classico.”

Tiene il dubbio che la diva si riferisca all'ex marito ed ex capo della Sony Music, Tommy Mottola. Fu lui a scoprirla e a procurarle un contratto, dopo che un amico gli fece avere un demo a un party, nel 1988. Mottola e Mariah si misero insieme poco dopo e si sposarono nel 1993. La coppia divorziò cinque anni più tardi, quando Mariah aveva ancora un paio di album da fare per rispettare il contratto con la Sony: Fu una vera battaglia rimanere là e continuare ad avere a che fare con una persona da cui hai divorziato. La situazione si fa imbarazzante quando hai a che fare con qualcuno che è ossessionato, arrabbiato e potente. Lasciarlo è stata una delle cose più difficili che abbia mai fatto.”

Patricia Carey diede alla luce una bambina alle 7 e 27 del 27 marzo 1970. Patricia, una cantante d'opera, diede alla figlia un nome che sarebbe stato perfetto per lo spettacolo: Mariah Carey. Oggi Mariah ricorda che sua madre le diceva sempre: “Diventerai una star.”

“Non so se quella fosse pressione psicologica,” prosegue, “ma qualsiasi cosa fosse, è che mi è servita. Ci credevo, volevo fare musica e volare più in alto.” Suo padre, Alfred Roy Carey, era una figura pragmatica: “Mi diceva sempre: ‘Fai gli esercizi di matematica. Era un ingegnere aeronautico, io invece non sono affatto un genio della scienza. Era un militare: moto rigido e severo.”

I genitori di Mariah si incontrarono nei tardi di anni 50 a New York. Patricia, una ragazza irlandese dell'Illinois, era arrivata a Manhattan, secondo Mariah, nella speranza di incontrare la star di Broadway, Yul Brynner. Alfred, che era in parte venezuelano e in parte afroamericano, viveva a Brooklyn, dove era conosciuto come “lo scapolo d'oro con la Porsche e la testa rasata,” racconta Mariah. “Credo che assomigliasse un po' a Yul Brynner. Mia madre lo vide e disse: ‘Eccolo! Voglio conoscerlo’.”

Mariah ha un fratello, Morgan, e una sorella, Alison, quasi dieci anni più grandi di lei. I Carey si separarono quando Mariah aveva tre anni. Negli anni a seguire, Patricia e i bambini traslocarono 13 volte, e ambientarsi in una nuova scuola era sempre una sfida per Mariah, che dice di non essersi mai sentita completamente a suo agio né con i bambini bianchi né con quelli di colore. Per di più, Alison si complicò la vita con droga e prostituzione, e a 15 anni diede alla luce un bambino, Shawn, al quale Mariah è molto legata. Mariah precisa che la sua infanzia è stata piena di situazioni terrificanti. La madre passava molto tempo fuori di casa, facendo due o tre lavori per tenere a galla la famiglia e lei doveva provvedere a se stessa. “Sai, io credo nei miracoli. Credo di avere delle difese spirituali molto particolari per superare tutto quel casino.”

Un altro Mariah-ismo frequente: si comporta come se fosse “eternamente 12enne.” Il che potrebbe spiegare il motivo per cui a volte si veste come un'adolescente. Fatta eccezione per la buia sala marocchina — ispirata a un viaggio che Mariah fece con il suo ex fidanzato, il cantante latino Luis Miguel — anche il suo appartamento sembra decorato da una teenager, con disegni floreali e candelabri di cristallo. Anche il suo cane, un jack russel terrier di nome Jack, ha il suo minuscolo divano di velluto sul quale dormire.

Uno dei quattro bagni della lussuosa casa di Mariah è interamente decorato con oggetti di Hello Kitty, poi c'è il bagno Marilyn Monroe, il bagno farfalla e il suo personale, dove si immerge in una gigantesca vasca secondo un rito che la vede impegnata ogni sera. Mariah esce raramente la sera. Il fumo la infastidisce, quindi preferisce invitare gli amici per guardare un film nel salotto ispirato al tema delle sirene. Altre passioni adolescenziali di Mariah sono, racconta lei stessa: “Le gite in slitta a Natale, andare a Disneyland e i film divertenti.”

Per Mariah è più importante prendersi cura degli altri che di se stesa. E questa, dice lei, è la causa che condusse all'inglorioso crollo del 2001. Glitter, esordio da attrice della Carey, fu un clamoroso flop. La colonna sonora del film fu il primo e ultimo album di Mariah per la Virgin Records. A seguito dell'enorme insuccesso, la casa discografica la pagò 28 milioni di dollari per liberarsi di lei. Poco più tardi, sul sito della diva apparvero due messaggi che sembravano riferirsi a una sorta di collasso emotivo. “Non mi posso fidare di nessuno in questo momento, perché non capisco cosa sta succedendo,” scrisse Mariah.

“Sto disperatamente provando a uscire da questa stanza. E non so se questo possa avere un senso per qualcuno, ma la verità è che sto chiamando per dire ai miei fan che li amo tutti… E che mi prenderò un periodo di pausa.” Il primo agosto, l'addetto stampa di Mariah confermò che la cantante era stata accolta in una struttura psichiatrica per “un crollo psichico ed emotivo.” Mariah non è d'accordo con chi sostiene che fosse messa davvero male: “Perfino la mia terapista — che è un genio e sa di cosa parla — era più propensa a credere che non fosse un vero esaurimento. Era solo un crollo da diva.”

Abbiamo ancora i bicchieri della festa in mano, ma il mento di Mariah inizia a tremare: “Sono soddisfatta di come sono, professional mente e personalmente, ma non credo di averlo mai detto a nessuno,” dice sull'orlo delle lacrime. “Credi che non mi inginocchi a ringraziare Dio per ogni singola cosa che possiedo? Avrei potuto essere in una qualsiasi fogna, per come stava andando la mia vita a 12 anni. Avrei potuto essere morta o malata. E solo per grazia di Dio che sono sopravvissuta. La gente può dire quello che vuole, ma alla fine sono la stessa che ero prima di diventare famosa. Eccetto che per i soldi che ho oggi.” Si lascia andare a una risatina debole e rauca: “…E quelli aiutano.”