“Eva be, chiamatemi pure la pupa del presidente, la bella del boss, la moglie bambina del “vecchio” Tommy, ma sono anche Mariah Carey, una cantante che ha venduto 60 milioni di album e che ha portato a casa un numero impressionante di dischi di platino.”
Così Mariah commenta ridendo le chiacchiere che sin dall'inizio hanno accompagnato il suo strepitoso successo, la relazione e il successivo matrimonio con Tommy Mottola, quarantaquattrenne presidente della Sony Music, la sua casa discografica.
Nell'alluvione di dischi natalizi, Mariah ha fatto la parte del leone. Il suo Merry Christmas è tuttora al quarto posto in Superclassifica. Nel mondo ha venduto 8 milioni di copie. In Italia, con 200 mila copie, è doppio platino. Il tutto in due mesi.
Vero è che Merry Christmas è assai ben confezionato. Se non fosse irriverente dato il tema, direi che è una gran furbata. Lei birichina vestita di rosso con i risvolti di coniglietto bianco; il marito Tommy Mottola travestito da Babbo Natale col cappuccio e il candido barbone; il pupazzo di neve, i cani, i do-ni, la slitta, le renne e soprattutto le canzoni. Tre sono sue e del fedele collaboratore di sempre Walter Afanasieff: “All I Want For Christmas Is You,” “Miss You Most (At Christmas Time)” e “Jesus Born On This Day.” Le altre sono brani tradizionali famosi in tutto il mondo. E poi c'è la voce di lei, con le famose cinque ottave di estensione. Mariah non ha perso tempo a trarre il massimo partito dal ben calcolato successo natalizio. “La ricchezza non mi ha fatto dimenticare gli anni duri,” dichiara. “E cerco di fare del bene, come posso, più che posso.”
Gli anni duri sono stati, in realtà, pochi mesi; ho già raccontato quando ha fatto la cameriera, la guardarobiera e la parrucchiera. Un disastro. Come cameriera dimenticava le ordinazioni dei clienti. Da guardarobiera si rintanava nel retro del locale a scribacchiare testi di canzoni e a registrare qualche provino. Dal negozio di parrucchiera, dove lavorava come sciampista, fuggì quando il proprietario voleva ribattezzarla con un altro nome di sua invenzione.
Meglio fare la corista, bazzicare le sale di registrazione, realizzare provini, facendo le ore piccole la notte.
Ma torniamo a oggi, all'impegno sociale e umanitario: Mariah prima di Natale ha dato un grande concerto per i bambini poveri nella chiesa Saint John The Divine di New York, la più grande cattedrale gotica del mondo (10 mila posti a sedere, uno stadio). Ha presentato Merry Christmas davanti a un pubblico di Vip che aveva pagato tre milioni a testa da devolvere in beneficenza per ascoltarla. Per ora l'unico punto debole di Mariah è quello dei concerti. Sinora si è esibita alla proclamazione dei Grammy, davanti ai più bei nomi della canzone americana, ha dato un concerto per la Mtv (la celebre emittente Usa di musica) e Videomusic, ha effettuato un breve tour. Ma i critici non sono stati benevoli con lei: brava, però troppo timida e inesperta, non sa tenere la scena.
“Certo, non ho fatto gavetta,” ribatte Mariah. “Non so che cosa vuol dire iniziare nei piccoli locali. Ma è una colpa? Mi farò, affronterò il pubblico di tutto il mondo. Non sarò mai però una cantante da 200 concerti all'anno. Le caratteristiche della mia voce mi impediscono sforzi troppo prolungati.”
Come vive Mariah quando non è impegnata in sala di registrazione? “Conduco un'esistenza normalissima,” dichiara. “Ma ho i miei problemi. Per esempio, soffro di insonnia. E la notte, tentando di prendere sonno, mi metto a buttar giù idee, accenni di brani. Registro tutto e il giorno dopo sviluppo quello che ho buttato giù. Non faccio vita mondana, ma mi piace moltissimo frequentare i luna park: le giostre, i baracconi, gli ottovolanti. Adoro i brividi di certe discese vertiginose.”
Mariah però non confessa una debolezza, peraltro subito individuabile. Basta guardarle le mani. Adora anche i gioielli. Ne possiede di favolosi, donati dal marito in ogni occasione e ricorrenza, a ogni milione di copie vendute.
Tutti rigorosamente di platino. Come la sua voce.